Appunto_uno

[…] Fascismo è la modalità di estrinsecare e gestire con aggressività la paura di un mondo che sta mutando. Identità, territorio, origine…contro il meticciamento.

La cura alla psicopatologica fascista e reazionaria dovrà essere molteplice, userà l’intelligenza, la creatività, la gioia, contrasterà le sue dinamiche sul piano comunicativo, psichico e immaginario; ma quando sarà necessario non rinuncerà alla contrapposizione fisica; e sopratutto saprò andare oltre costruendo spazi di libertà e ricombinando socialità, desideri, culture e forze: questo è l’impegno cui devono farsi carico gruppi culturali e forze politiche antifasciste. Portando avanti la lotta accanto ai migranti e contro le guerre, la valorizzazione delle diversità di genere e di desiderio, l’impegno per la giustizia sociale, contro la condizione precaria del lavoro e per i diritti dei lavoratori, la produzione culturale non sottomessa, la creazione dei mercati autogestiti con il ragionamento su terra/ambiente/produzione/rivoluzione dei consumi, l’inizio di nuovi percorsi sui temi urgenti della casa, dell’abitare e del carovita. Casa, cittadinanza, condizione migrante lavoro, precariato, reddito, produzione – consumo-t/Terra, pace, ambiente, beni comuni… costruire in maniera cooperativa forme e strumenti di comunanza; condurre al riconoscimento della cosa comune. Dall’aria all’acqua fino alla produzione informatizzata e alle reti. Questo è il terreno sul quale si stende la libertà. questo è, assieme, il progetto di nuovo forme di vita e il nuovo antifascismo.

Da Metix Babel Felix di Marc Tibaldi, edizioni Kappa Vu

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La vita nei tubi

La vita nei tubi, brevi resoconti dalle fognature.  

Notizie vere sui Neri per Ca$$a di Roma e dintorni.

Dimmi a chi spari, ti dirò chi sei!

Continua la giostra degli agguati in casa tra gli esponenti noti o meno dell’estrema destra romana. Carlo Giannotta, gestore della sede del vecchio MSI di Acca Larentia, è stato fermato e incriminato per aver partecipato all’agguato a Bagni di Tivoli, in cui è rimasto ferito Francesco Bianco, ex Nar. Perquisita l’abitazione di Gianluca Iannone: che denuncia a gran voce ce l’hanno con noi, siamo come in Corea del Nord.

L’anno scorso, anche per Antonini, altro esponente dell’estrema destra in quota Casa Pound, ferito a un polpaccio da ignoti, le indagini si concentrarono negli ambienti neri, senza tuttavia giungere a risultati certi. Di sicuro ci sono soltanto le cattive relazioni tra i gruppi neofascisti, molti dei quali affaccendati nella ricerca di un posto al sole, sotto l’amministrazione Alemanno. Divisioni che si sono manifestate anche in occasione della recente commemorazione (7 gennaio 2012) dell’omicidio di due giovani esponenti dell’MSI, avvenuto nel 1978 nella sezione di Acca Larentia. Nun so boni manco a piagnese li morti, commenta una vecchio signore di via Tuscolana.

Smettila, puzzone!

Muore Pietro Saviotti, capo del pool anti terrorismo che aveva fatto arrestare Andrea Palladino, in arte “Zippo”, esponente di (S)Blocco Studentesco dopo l’aggressione ad alcuni militanti del PD. Gianluca Iannone, CasaPound Italia, nelle vesti di Gianluca da Tortuga, su FB commenta così: questo 2012 si prospetta interessante. Si alza il polverone: condanne da sinistra, prese di distanza da destra. Alemanno per rimproverarlo regala alla sua associazione un casale nel parco della Marcigliana. “Non si fa, puzzone!”, gli avrebbe detto il sindaco di Roma, “ se ne fai un’altra delle tue: tottò sul culetto”. Iannone – il quale forse sta preparando un’altro concerto con Marco Vattani, diplomatico italiano figlio d’arte che canta e inneggia al fascismo e alla Repubblica di Salò ed evidentemente se ne frega! delle eventuali figure di merda che regala a noantri!  – si sente perseguitato. Le pantegane del fiume Tevere organizzano una fiaccolata di solidarietà.

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Camerata a chi?

Nato fuori dal matrimonio. Girovago di professione. Sangue zingaro nelle vene.

Figlio bastardo di madre puttana.

Corto Maltese nasce sotto il segno della libertà. Nelle parole di Albergo Ongaro la storia del marinaio che l’idiozia fascistoide di CazzaPound ha definito camerata.

Corto Maltese 

Corto Maltese è nato a Malta da una gitana andalusa e da un marinaio inglese qualche anno prima del 1980. E’ nato fuori dal matrimonio perché sua madre, la famosa e bellissima Nina de Gibraltar, puttana di professione, era sempre troppo occupata per poter pensare al matrimonio. Corto Maltese è dunque un bastardo, non il solito bastardo avvilito all’idea di essere figlio di nessuno o dell’ignobile conte ottocentesco del romanzo di appendice, ma un bastardo contento della propria condizione e, tutto sommato, molto grato ai genitori di averlo messo al mondo.

Del resto il padre e la madre del Corto Maltese, se non pensarono a legittimare in qualche modo la sua nascita, diedero al figlio molte altre cose. La madre gli comunicò il proprio carattere zingaresco e l’amore per la libertà e la cultura dell’ambiente in cui era cresciuta, una cultura fatta di elementi magici, di carte da gioco così stregate da conoscere i segreti del passato e del futuro di chiunque le consultasse, di lettura dei segni della mano, di castanelas e di chitarre, di bizzarre abitudini che i gitani avevano ereditato dai mori che un tempo occupavano la Spagna. Suo padre, sebbene capitasse a Malta di tanto in tanto e ripartisse dopo brevi soggiorni, non dovette essere meno generoso della madre nell’educazione del figlio.

Era nato in Cornovaglia, terra di stregoni, di pirati, di corvi, di fate, di fantasmi lazzaroni e tutte le volte che parlava con il figlio o gli dava una sberla o gli faceva una carezza doveva comunicargli, magari senza saperlo, qualcosa del mondo celtico da cui proveniva. Il padre e la madre del Corto Maltese probabilmente ignoravano che il loro figlio sarebbe diventato un giorno un personaggio di Hugo Pratt, eppure si direbbe che in qualche modo dovessero intuirlo perché si curarono di dargli proprio quel tipo di educazione fuori dalle regole, clandestina, fantasiosa, assolutamente priva di scopo e carnosa come una cosa commestibile di cui lo stesso Hugo Pratt è una specie di campione. Quanto all’educazione ufficiale – leggere, scrivere, far di conto, storia, geografia etc. – Corto Maltese la ricevette da uno degli amanti di sua madre, il rabbino di Malta, che si affezionò al ragazzo e lo fece studiare gratis in un collegio ebraico.

Corto Maltese chiudeva un occhio quando vedeva il rabbino sgusciar via dal collegio di notte. Sapeva che andava da sua madre ma non ci faceva molto caso. Al contrario. Intuiva, magari confusamente, che anche questo lo avrebbe aiutato a diventare quel personaggio che sarebbe diventato. Perchè Corto Maltese aveva deciso di diventare un personaggio. Con un padre e con una madre come i suoi, con le sue conoscenze che andavano dal rabbino di Malta ai soldati della guarnigione, ai marinai delle navi di passaggio che fequentavano la Nina de Gibraltar, con il sangue mitico che aveva nelle vene e che gli veniva dagli antenati celtici e gitani, non doveva riuscirgli troppo difficile. Naturalmente sarebbe diventato un personaggio di avventura, non soltanto perchè l’avventura gli era congeniale, ma anche perchè la dimensione avventurosa gli pareva l’unica che meritasse di essere vissuta. Cominciò a leggere i libri di Conrad, Stevenson, Melville, Jack London e scoprì che quei libri meravigliosi non erano in realtà soltanto libri, ma costituivano una specie di immenso continente pieno di foreste di mari di fiumi e montagne che si potevano penetrare navigare o scavalcare. In virtù delle sue doti magiche lesse anche molti libri che non erano ancora stati scritti e molti fumetti che non erano ancora stati inventati come ad esempio Sotto la bandiera del re della Jungla e La Rondine dei mari e i Junglemen e il primo Terry e i Pirati. Vide anche molti film durante lunghe sedute in quello o quell’altro cinema o passando da un cinema all’altro anche due o tre volte in una giornata. Non era strettamente necessario che i film fossero belli. Bastava che fossero di buon livello artigianale e che avessero dei buoni spunti avventurosi. Il Corto restava altrettanto colpito da film d’arte come Tabù e da film di puro divertimento come La Strega Rossa con John Wayne. La Nina de Gibraltar era molto orgogliosa di suo figlio. Alto un metro e ottanta già a quindici anni (si sarebbe però fermato a quella statura) bruno, con zigomi alti e labbra spesse, un anello all’orecchio sinistro, Corto Maltese aveva un’aria piratesca e romantica che piaceva a tutti. Del suo sangue anglosassone non c’era traccia fisica evidente. Tuttavia la calma, il senso dell’umorismo, l’ironia esercitata non tanto nei confronti del prossimo quanto nei propri confronti, rivelava che Corto Maltese era anche figlio della convenzione britannica.

Sebbene passasse tutte quelle ore al cinema e leggesse tutti quei libri di avventura, Corto Maltese non era soltanto un sognatore, ma anche un uomo d’azione e un bravo marinaio. La Nina de Gibraltar sapeva che quando Corto Maltese se ne sarebbe andato per il mondo da solo se la sarebbe cavata molto bene. Sapeva però anche la Nina de Gibraltar che una gran fortuna Corto Maltese non l’avrebbe avuta mai. Infatti sul palmo della mano sinistra del figlio la linea della fortuna mancava.

Anche Corto Maltese se ne era accorto ma se ne infischiava. La madre invece era preoccupata. Chissà quali sciagure si nascondevano sotto quel palmo senza pieghe, chissà quanti eventi sfortunati.

Un giorno la Nina de Gibraltar disse al figlio di stare in guardia perchè la fortuna, a giudicare dalla mano, non lo avrebbe aiutato molto. Corto Maltese si mise a ridere: “No te preocupes, Nina”, le disse, “la fortuna me la faccio io”. Prese un rasoio da barba e lì sul palmo della mano dove avrebbe dovuto trovarsi la linea della fortuna tracciò un profondo solco sanguinoso. Poi partì e per molti anni la Nina de Gibraltar ebbe da lui soltanto notizie frammentarie. Una lettera dai Caraibi, un’altra da Hong Kong, un’altra dalla Russia. In una di queste lettere Corto Maltese raccontava alla madre che a Port Arthur aveva incontrato Jack London, uno dei suoi romanzieri preferiti. In un’altra diceva di aver conosciuto in una località della Russia un giovane che si faceva chiamare Stalin. La Nina de Gibraltar era molto lieta che il figlio facesse tutte quelle amicizie altolocate e cessò di preoccuparsi per lui anche quando il figlio smise di scriverle. Qualche anno dopo l’ultima lettera un marinaio di passaggio raccontò alla Nina de Gibraltar che il Corto Maltese aveva posseduto una goletta chiamata Le tre sante Marie e che questa goletta era andata a fracassarsi contro un atollo dei mari del sud durante una tempesta.

Dopo di ciò del Corto Maltese non si seppe più nulla per molto tempo. Un giorno però – la prima guerra mondiale era scoppiata da poco – un catamarano che navigava al largo delle isole Fiji avvistò un uomo in mare. Era Corto Maltese che come John Wayne nella Strega Rossa andava alla deriva legato ad una zattera. Corto Maltese fu issato a bordo e fu così che entrò per la prima volta in una storia a fumetti perchè l’oceano nelle cui acque era arrivato, la zattera, il catamarano e il Capitano Rasputin che lo aveva fatto issare a bordo e gli altri membri dell’equipaggio facevano parte appunto di una storia a fumetti di Hugo Pratt intitolata Una ballata del mare salato. Da allora Corto Maltese domina come un gigante nel fumetto di avventura. Capitano senza battello e vagabondo solitario passa da un momento all’ altro della prima guerra mondiale con l’aria di tenere soltanto per se stesso ma in realtà frantumandosi mille volte al giorno nei problemi degli altri.

Sul palmo sinistro della mano ha ancora la cicatrice che indica una falsa linea della fortuna. In realtà, di fortuna ne ha avuto poca. Le cose che conquista gli sfuggono dalle mani così regolarmente che si ha il sospetto che sia proprio lui a lasciarsele sfuggire apposta. In realtà, l’unica cosa che gli importi è di recitare una parte nel mondo dell’avventura. Non per niente Hugo Pratt che lo conosce molto bene comincia così una delle sue avventure: “Corto Maltese riposava pigramente sull’unica veranda della pensione Java, a Paramabiro (Guyana Olandese). Si vedeva subito che era un uomo del destino. Accese con gesto misurato uno dei suoi sottili sigari che vengono fumati soltanto in Brasile o a New Orleans. Stava recitando per un pubblico invisibile….”.

Alberto Ongaro

 

(dalla prefazione a “Suite caribeana” – Ed. Rizzoli . Milano Libri)

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Eroismi. Una breve rassegna di.

L’azione è l’obiettivo del gruppo: istinto naturale irreprensibile, volontà superiore che anima spiriti ribelli. A noi!

Ascanio Celestini fa i soldi sulla pelle degli immigrati! (2009)

Ascanio Celestini a Viterbo va in scena con i suoi cavalli di battaglia: umanista e antifascista, stimola il prurito e le intelligenze di CazzaPound che diffonde volantini contro la società multirazziale e coloro che ci speculano. Capitalisti, direte voi. Guerrafondai? Amministratori delegati delle grosse compagnie petrolifere? Colonizzatori post e neo fascisti? Macché. Questo una stralcio della loro argomentazione: […]Contro la società multirazzista, fermiamo l’immigrazione obbligata e la guerra tra poveri […] La globalizzazione, ovvero la dittatura delle multinazionali, non crea disastri solo da un punto di vista economico e sociale, ma anche umano. Prima della presa di potere delle multinazionali, per esempio, l’Africa sopperiva ai suoi fabbisogni alimentari autonomamente per il 98%: oggi è alla fame. Si riversano, di conseguenza, in Europa e in Italia milioni di diseredati, affamati e disperati. La politica nei confronti di queste ondate è assurda. Organismi privati, intrisi di pregiudizi ideologici o religiosi (comunisti, progressisti, Caritas, ecc) alimentano una guerra tra poveri offrendo favoritismi agli immigrati rispetto agli italiani poveri e realizzando, per compensazione, un’ulteriore ingiustizia che si manifesta in sovvenzioni pubbliche, assistenza medica, concorrenza sleale sul lavoro e sulla casa. […]

Rileggetelo se è il caso: sono i loro argomenti, ripetuti ovunque. Certo, meglio era quando in Africa c’erano gli “italiani bravagente” col fez e il moschetto. Rileggete, prendete appunti se ne avete bisogno. Ma non dimenticate, continuate a ridergli in faccia più e meglio che potete.

Anche la Caritas fa i soldi sulla pelle degli immigrati

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Mentre i disabili fanno i soldi sui disabili! O no? Bo? C’è motivo di credere che per quanto coglioni siano volessero dire altro. Magari rimproverare a qualcuno di fingersi tale: disabile. Sta di fatto che il 22 marzo, alla festa di una cooperativa, in via della Farnesina se ne sono usciti con questo striscione.

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E in ultimo, ma non ultimo, l’italica e coraggiosa occupazione della case di Via Val d’Ala 200 – giugno 2011.

Ecco “le 18 famiglie di Via Val d’Ala 200, al quartiere Montesacro, un caso di cui si è molto parlato gestito da CasaPound. Nessuno tra gli occupanti aveva i requisiti: alcuni di loro sono risultati proprietari di immobili, altri residenti altrove. E’ il caso di un occupante con un reddito di 106.000 euro l’anno (più 36.000 della moglie). o del proprietario di un villino di 5 vani. O del titolare di una pizzeria.
Ma più sorprendente sono i 2 inquilini già residenti in via Napoleone III, in un altro stabile occupato appunto da Casa Pound. In pratica una “doppia occupazione”. A chi sono andate le assegnazioni per lo sgombero di Via Val d’Ala 200?” [tratto da Il Messaggero].

E ancora “inquilini senza titolo con un reddito superiore ai 100 mila euro l’anno. Altri risultati proprietari di un villino di 5 vani o di una pizzeria. Altri ancora sottoposti a verifica e censiti in due stabili diversi, in via Napoleone III e in via Val d’Ala, due occupazioni entrambe gestite da Casapound. La Procura di Roma ha aperto un’indagine sui residence che l’amministrazione comunale affitta per l’assistenza alloggiativa alle famiglie bisognose. Si vuole fare chiarezza sulle assegnazioni e sui canoni pagati dal Comune a gestori e proprietari per strutture risultate prive di abitabilità o inagibili, edifici abusivi mai condonati, situazioni al limite della vivibilità. Sotto i riflettori ancora una volta è finita la gestione dell’emergenza. Costo annuo: circa 35 milioni di euro. La «carta dei servizi» sottoscritta dal Comune di Roma prevede il possesso di requisiti ben precisi anche per chi ha occupato un immobile e chiede di essere ricollocato in un’altra struttura Erp. Aver prodotto domanda di assegnazione, aver maturato un punteggio utile anche a seguito di sfratto o trovarsi in una situazione di emergenza a causa di eventi naturali” [tratto da okRoma.it].

Tutti a casa di Pound?

Dipende dal reddito.

Come fai a non prenderli per il culo?

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Sfrecciamo.

Sfrecciamo ilari sulla nostra fasciomobile…
Crapump! Pr, pr, pr, pr, pr, pr! Prumpo! Tzum
Gneeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee!
…sulle vie della città che ci appartiene.
Futuro radioso di movimento,
E impluso.
Insulso! Che fai non mi segui?
Non vedi quando ardore
mi scorre nelle vene?
Bangladese! Questo sei!
Immigrato irregolare
che viaggia senza passaporto.
Al vizio rotto.
Tossico, bandito.
T’addito!
La mia mandibola freme e incita:
chi siamo noi?
I padroni di casa.
Dove stiamo noi?
A casa.
A fare che?
–          Oh?
–          Eh?
–          Ti sei sbagliato…
–          Non era così?
–          No.
–          Allora non me la ricordo.
–          Ecchecazzo. Sempre ste figure…
–          Parti con faccettanera.
–          Si, meglio.
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Futuribilmente. Un’ode

È la propulsione dell’aria compressa,
del mio cervello impantanato,
che mi esalta.
Mi commuove!
Goliardico!
Come l’elio che ride o l’assenza d’ossigeno,
dai luoghi del pensiero,
io vengo meno.
E penso ardito!
Son dito nell’occhio del sistema,
mio padre!
Io sono il vecchio nuovo che torna
orgogliosamente rigurgitevolmente
malamente rumorosamente.
Crapumpom…pumpompi…zzzdraaagrabang!
Io sono il vecchio nuovo,
con nuove idee vecchie.
M’offendo se m’offendono
dicendo che son fascio,
Se posso vengo armato
di lama e catenaccio.
Son io! Ardimentoso artista,
magari futurista,
padrone di casa a casa,
appena dopo il cane,
che pure fa la guardia,
volenterosa bestia!
Il mio pensiero è azione,
stantuffo e son leone
nei luoghi del sistema.
Mi lancio mi propongo
affondo, offendo,
credendo d’esser libero
bello e ribello,
io pugno
contro il fanciullo senza’arme,
contro il debole arreso,
contro il sistema mio padre,
contro mia madre giammai,
contro la patria non mia,
contro la nonna e la zia
contro l’infermo che mente da iena,
Alzati combatti suvvia!
Crapumpumpu!
Io non sono conforme alla legge,
né al marchio europeo di merce,
Son unico.  Son raro.
Vivace pensiero. Annebbiato!
[Io sono l’oggetto evacuato,
previa un’azione spingente.
Il sono il futuro del cibo,
escluso l’assimilato,
sicuramente,
giammai mollemente,
io vado]
Crapumpampo…zzzatttragratrack!
….
….
Splash!
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Chez nous

Alcuni appuntamenti serali.

 

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CazzaPound: breve eziologia di una psicosi

La mitomania è una malattia.

Il mitomane inventa bugie alle quali crede. Lo fa con lo scopo di destare ammirazione o compassione. Esagera, millanta e, attenzione, si dimostra apparentemente sicuri di sé ma è in realtà bisognoso di rassicurazione.

La mitomania, anche detta pseudologia è una forma di isteria.

“[…] La mitomania, o mendacità patologica, è indotta dal bisogno che un soggetto ha di valutarsi di fronte agli altri cercando, con storie fittizie o fantasiose, di crearsi una sua notorietà […]”

Per una più approfondita trattazione

http://it.wikipedia.org/wiki/Pseudologia_fantastica

http://www.lilianamatteucci.it/la_mitomania.html

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Sbloccati

Focosi, convinti, atletici, inequivocabilmente italiani. A volte partecipano ai cortei studenteschi al grido né rossi né neri, ma liberi pensieri. Presentano progetti alla ministra Gelmini, dossier al signor Mantovano Alfredo, sottosegretario al ministero degli Interni. Guidati da un astuto gaglioffo, tale Francesco Polacchi.  Amano il selciato di Piazza Navona.

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Benvenuto!

Benvenuto io, finalmente, qui dentro.
La situazione è questa: sto accumulando tensione, più o meno consapevolmente, da mesi in qua. E credendo di poterla gestire mi son detto: apro un blog. Non è il caso di commentare, le strade della disperazione sono infinite, anch’esse. Ma questa, quella che m’ha portato nel backstage degli Allegri del Popolo, quanto meno mi sembra costruttiva. Qui dietro siamo tre o quattro, per ora. Li ospito tutti io. A breve potremmo crescere o sparire. Si sa mai? No. Alla domanda: che sta facendo l’universo? Qualcuno potrebbe rispondere: s’allarga! Qualcun’altro: si stringe. Si sa mai? No. Dunque io e gli Allegri del Popolo siamo in linea con le aspettative sull’universo: tendenzialmente olistici. E questo basti ad introdurci.

Io sono Lenino, Lenino Antifa, sono nato per caso tempo addietro, nemmeno molto, questione di mesi, per rompere le palle a un gruppo di fascistoidi, in un luogo remoto di una grande provincia. Poi mi sono montato la testa e ho fondato gli Allegri del Popolo. Non mi sembra che ci sia altro gruppo in giro con questo nome. L’obiettivo è prendere per il culo i fascisti, a cominciare da quelli del terzo millennio dopo cristo. L’intenzione è alleggerire la tensione. Un tempo dicevano: un risata li seppellirà. Non potendoli infoibare, m’accontento!
Oh, sia chiaro: quest’ultima è una battuta. Di cattivo gusto, ma pur sempre una battuta. E che cazzo! Tutti a testa in giù, forza!
Eh, eh, eh!
Si fa per ridere.
Mamma mia, quanto sono teso…
E’ la mia prima volta, col blog!

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